Una missione quella di dicembre che segna un nuovo inizio, uno spartiacque.
Dall’estate ad oggi ci sono stati dei cambiamenti al campo e delle piccole grandi cose da mettere a posto nei rapporti con i referenti e gli insegnanti del campo.
I referenti lavoreranno meglio, gli insegnanti sono cambiati. La scuola ingrandita per numero di bambini e per dimensione.
In generale, quanto io e gli amici Paolo Messina, la dottoressa Anna Menghini, Pietro Politi e Fabio Geda ci eravamo proposti di fare, l’abbiamo fatto. Ad attenderci all’arrivo, il nostro traduttore locale Yahya, ormai caro amico.
È stata un’immensa gioia ritrovare tutti i bambini e le famiglie che abbiamo lasciato la volta scorsa. Abbiamo distribuito tutti i voucher che copriranno il fabbisogno fino al nostro prossimo viaggio. Abbiamo verificato le attività della nuova scuola e svolto le attività mediche per tre interi giorni.
Senza sosta e senza distinzione. I casi gravi sono stati supportati economicamente per rivolgersi ad uno specialista.
Faceva freddo e molto.
Siamo riusciti a consegnare le coperte che avevamo promesso di distribuire per il campo in Siria anche se purtroppo non abbiamo potuto varcare il confine per questioni di sicurezza. Abbiamo tuttavia la grande fortuna di aver costruito una rete di collaboratori di cui nutriamo grandissima fiducia e ci permette di arrivare laddove ci è impossibile.
Sul confine abbiamo incontrato il dottore ed è davvero un piacere immenso constatare che le attività della clinica (ristrutturata di recente a nostre spese grazie al contributo dei nostri sostenitori) sono partite a inizio dicembre. Da allora, il nostro medico in loco visita circa 50 bambini al giorno. Proprio quei giorni sono stati segnati da Sajeda, la bimba gravemente malnutrita di questa foto. Siamo fortunatamente riusciti nel farla ricoverare in day hospital, nonostante il rifiuto iniziale dell’ospedale perché lei e la sua mamma non hanno identità, essendo rifugiate. Le spese saranno a carico nostro, grazie ad una meravigliosa staffetta di solidarietà in tempo reale.
Siamo un team davvero affiatato e questo ci permette di fare molto, basta uno sguardo per capirci al volo. La stanchezza di uno diventa forza dell’altro, ci si sostiene e spesso qualche risata rende il viaggio un’esperienza che unisce più di mille altre cose.