Lungo il confine turco-siriano sono presenti campi di rifugiati privi di qualsiasi supporto e riconoscimento ufficiali.
In questi contesti di estremo degrado, i bambini sono i più esposti perché mancanti dell’essenziale: acqua, cibo, cure mediche, riparo e istruzione.
Siria
La guerra civile siriana, cominciata il 15 marzo del 2011, ha generato la fuga di oltre 6 milioni di persone di cui 4.5 milioni dispersi in zone dove mancano strutture di accoglienza e beni di sussistenza. SSCh ha deciso di sostenere, in questo straziato Paese, due progetti: la clinica pediatrica all’interno del campo profughi di Bab Al Salam e il Progetto AMAN dedicato alle donne rimaste sole e impossibilitate a provvedere a se stesse e ai propri figli.
Progetti attivi
Turchia
La Turchia ospita più della metà dei 6 milioni di siriani sfollati a causa della guerra. Esistono campi profughi finanziati dall’Unhcr e gestiti dall’Afad, l’agenzia governativa turca i cui programmi di assistenza soddisfano tuttavia le esigenze primarie di circa 300.000 siriani. La situazione più difficile è quella di chi vive fuori dai campi ufficiali.
SSCh opera ormai da 10 anni in uno dei campi spontanei sorto lungo il confine turco-siriano. Questi campi differiscono da quelli governativi per l’assenza totale di aiuti umanitari. Le condizioni di vita sono inimmaginabili. SSCh è l’unica realtà che si prende carico di questi luoghi ‘invisibili’ entrando e operando direttamente sul posto. Si occupa di oltre 900 nuclei familiari per un totale di 6000 persone di cui 4000 sono minori. Tra questi, diverse centinaia sono orfani.
Progetti attivi nel campo profughi spontaneo
SSCh si fa carico quotidianamente delle enormi difficoltà di chi vive nel campo in condizioni drammatiche. In questo contesto le emergenze sono innumerevoli e tutte prioritarie. Sono necessarie risorse dedicate e una gestione attenta di ogni singolo aiuto al fine di garantire ai rifugiati – e ai bambini in particolare – condizioni di vita dignitosi.
Per ottenere questo obiettivo e garantirne la continuità sono attivi progetti che interessano diverse aree di intervento: dalle forniture alimentari, alle cure mediche, alla presa in carico di casi di malnutrizione e di fragilità, all’istruzione, al reperimento di beni di prima necessità e ogni altra emergenza che si presenti nel tempo.
Madagascar
Madaproject, una goccia alla volta
In Madagascar, il 75% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno. Mancano le infrastrutture. L’instabilità politica e il sistema sanitario debole esacerbano la situazione. La siccità attuale ha causato una grave crisi alimentare, colpendo milioni di persone, di cui un milione di bambini soffrono di malnutrizione acuta. Da ottobre 2023, portiamo acqua potabile, la nostra priorità. Nel prossimo futuro, ci proponiamo di costruire infrastrutture idriche e promuovere pratiche agricole sostenibili.
Azioni del progetto:
Le azioni che abbiamo individuato (in una zona nel sud dell’isola, di circa 15 km) mirano a rispondere alle esigenze immediate e a lungo termine della popolazione, affrontando sia le conseguenze immediate della siccità che le sfide strutturali legate alla povertà e all’insicurezza alimentare.
Gaza
Gaza, un aiuto ora
In risposta all’emergenza a Rafah, a GAZA, ci stiamo impegnando a fornire aiuti vitali. Con il nostro team in loco, settimanalmente consegniamo 500 pacchi alimentari nonostante le difficoltà di comunicazione e i rischi. Concentrandoci sui bambini, prepariamo pasti nutrienti e ci sforziamo di distribuire verdure fresche. Per affrontare la scarsità d’acqua, stiamo progettando l’installazione di serbatoi idrici per garantire un approvvigionamento autonomo. Fino a che conflitto ed emergenza potranno dirsi finiti, noi ci saremo.