Le prime vittime innocenti delle guerre sono i bambini, costretti ad abbandonare le proprie case, a smettere di andare a scuola e a vivere in condizioni di assoluta povertà. Sono bambini dimenticati, abbandonati, spesso orfani, ma nei loro occhi c’è sempre una fiamma, quella speranza che noi, con il vostro aiuto, cerchiamo di alimentare.
Elham
La bambina è sfigurata nel corpo e ferita nell’anima. Per curarla in modo adeguato bisognerebbe portarla fuori dalla Siria ma è impossibile e per ora possiamo solo far sì che possa mangiare e curare le ferite. La situazione è desolante, vive in un campo profughi e anche quando va a scuola i bambini hanno paura e non giocano con lei. Il nostro impegno è continuare a starle accanto.
Nour e fratelli
Questa bambina e i suoi nove fratelli vive al campo che supportiamo ma, purtroppo, sono stati riportati in Siria con l’inganno. Sono soli e tutto quello che ad oggi possiamo fare è portar loro un sostegno economico e tentare di riportarli al campo dove ci siamo presi cura di loro per diversi anni.
Bambini talassemici, Rahaf e Muhammed
Sono due fratellini malati di talassemia per i quali da anni ci facciamo carico di tutte le terapie che questa malattia comporta.
Amina
La bambina è affetta dalla Cat Eyes Syndrome che è una malattia che porta ad avere più di una patologia, tutte piuttosto severe. L’abbiamo sostenuta per potersi sottoporre all’operazione di ricanalizzazione e continuiamo a sostenerla nel suo percorso di cura.
Abdullah e fratelli
Abdullah è un bambino che conosciamo da tempo e si occupava da solo dei suoi cinque fratelli. La loro situazione è tra le più fragili del campo e l’associazione provvede economicamente al loro sostentamento, oltre ad essere un nucleo sostenuto a distanza.
Nour
È forse la situazione più drammatica del campo. Nour vive praticamente randagia, accudita da una signora che lo fa come e quando può. L’associazione provvede a lei, oltre ad essere stata inserita nel programma di sostegno a distanza.
Rahed e fratelli
Rahed è un bambino che si occupa da solo dei suoi quattro fratelli. La loro situazione è tra le più fragili del campo e l’associazione provvede economicamente al loro sostentamento, oltre ad averlo inserito nel programma di sostegno a distanza.
Bambini che abbiamo supportato
Mohammed
Mohammed è il ragazzino siriano che vedete sorridente in questa foto, quando aveva 11 anni (ora ne ha 15).
Scappato dalla Siria in guerra con la sua numerosa famiglia vive lungo il confine turco-siriano, in una tenda, in un campo profughi spontaneo. Quando SSCh l’ha conosciuto, in occasione della prima missione ad ottobre 2014, era gravemente malato: la sua malattia, diagnosticata dal medico italiano sceso in quella missione con il team SSCh, pur essendo gravissima risultava curabile, ma purtroppo la sua famiglia non poteva provvedere. Sono state procurate le medicine necessarie per il primo mese e così facendo gli è stata salvata la vita.
Appena rientrati in Italia è stata approntata una raccolta fondi in modo che nel novembre 2014, durante la seconda missione di SSCh, gli si potessero portare altre medicine e prolungare il trattamento.
Nel febbraio 2015, nel corso della terza missione, la malattia era ancora attiva e lo stato di salute del ragazzino era sempre più compromesso. SSCh si è attivata e ha ottenuto che gli fossero fatti gli accertamenti clinici presso la struttura ospedaliera più vicina. Tutto questo è stato possibile grazie a tantissimi sostenitori che hanno creduto in SSCh, e al contributo straordinario del Comitato Mahmud.
Il nostro progetto: una nuova vita per Mohammed e la sua famiglia
A seguito degli accertamenti medici, al ragazzino gli sono stati diagnosticati gravi problemi ai reni e al fegato. Indispensabili non solo erano le cure ma anche il vivere in un ambiente salubre. Impossibile quindi vivere al campo, sotto una tenda, nella privazione di ogni servizio igienico e sanitario.
Nel 2015 nella missione estiva è stata individuata una sistemazione adeguata in una casa in affitto, lontano dal campo, ma vicino all’ospedale. Il progetto sostenuto da SSCh è stato quello di garantirgli l’opportunità di curarsi, alloggiando in una abitazione dignitosa con la sua famiglia, sostenendo le necessità quotidiane e quelle straordinarie, dovute alla sua condizione di malato.
Sit El Hosn Abu Ahmad
Questa bambina nata a Tadmor ( Palmira), dal 2009 soffre di diabete di tipo I. La sua famiglia è molto povera tanto da non poterle garantire l’assistenza sanitaria minima. SSCh provvede alle sue necessità mediche.
Milk Project bambini Yemen
I bambini yemeniti non hanno futuro, la loro unica scelta è morire sotto le bombe oppure morire di fame. Sono bambini dimenticati e abbandonati dal resto del mondo. SSCh, dal maggio 2018 ha provveduto a sostenerli a distanza. Tutto questo è stato possibile grazie al prezioso lavoro del Comitato Nour.
Jalal Abaza
Il piccolo J. di soli 3 anni, viveva in una delle città siriane più colpite dalla guerra. Grazie al Comitato Nour , SSCh ha sostenuto lui e la sua famiglia per alcuni mesi. Purtroppo al piccolo Jalal è stato successivamente diagnosticato un tumore. La famiglia non ha mai abbandonato la speranza di salvarlo ma purtroppo il piccolo Jalal non ce l’ha fatta. Perchè la guerra fa morire anche per mancanza di cure e di aiuti.
Lymar Ahmad
Lymar, ha 3 anni e vive a Hamouria, vicino Damasco. È affetta da ascite cerebrale ed è stata operata più volte ma l’ultimo intervento non ha avuto un buon esito. La guerra gli ha ucciso il padre e la madre si prodiga come può per dare sostentamento a lei e ai suoi due fratelli più grandi, con lavori di sartoria. SSCh insieme a Comitato Nour ha aiutato la piccola Lymar per i primi interventi.
Ziad Al Shami
È un ragazzino di 13 anni che vive a Douma. È paralizzato dal bacino in giù, per aver ricevuto un proiettile nella colonna vertebrale mentre era in cerca di cibo per la sua famiglia. La sua situazione è tragica: il padre è stato ucciso nelle prigioni di Assad, ha 4 tra fratelli e sorelle più piccoli. La famiglia è molto povera. Il trauma subito lo costringe all’infermità con conseguenze di grave dolore e disagio per le numerose piaghe da decubito di cui soffre. La madre cerca con ogni mezzo di compensare, accettando lavori umili di qualsiasi tipo pur di garantire a tutti la sopravvivenza.