Se ripensiamo alla missione di fine gennaio e i primi di febbraio, a posteriori, la vediamo surreale. Si è conclusa con la tragedia del terremoto che si è abbattuto su Turchia e Siria.
Il nostro piccolo team composto da Arianna e suo marito Luca è stato al campo per una settimana.
Le cose da fare, come sempre, erano tante e i contrattempi anche. Abbiamo imparato a gestirli, aggirarli e volgerli in opportunità. Faceva freddo e il campo era così fangoso e ventoso da rendere tutto un po’ più complicato. Abbiamo distribuito cibo, sostegni ai nuclei di orfani e famiglie fragili, latte in polvere e sostegni personalizzati. Ci siamo seduti in tutte quelle tende dove la situazione necessitava di maggior ascolto e aiuto e abbiamo giocato tanto con i bambini della piccola tenda scuola.
Ahmed, il nuovo maestro sta facendo un lavoro enorme, aiutato da Maysam che partecipa ad ogni missione lasciando per una settimana la scuola urbana che lui gestisce e noi supportiamo. I bambini della scuola sono raddoppiati, complice anche il fatto che cerchiamo di premiare i migliori. E’ uno stimolo, in un luogo dove nessuno si cura di loro. Abbiamo distribuito coperte a tutte le 900 famiglie del campo e, la notte del 6 febbraio siamo ripartiti.
Molto tardi, in ritardo di 15 ore. Due ore dopo il nostro decollo, la terra ha tremato, distrutto e ucciso. Il terremoto si è abbattuto su una popolazione, quella siriana, già provata da anni di guerra e sofferenza e su uno stato, la Turchia, che si è ritrovato a contare decine di migliaia di morti.
Il nostro impegno si è subito focalizzato in aiuto delle famiglie della città di Azaz che hanno perso tutto a causa del terremoto. Una delle zone più fortemente colpite. Ci siamo immediatamente attivati e grazie al nostro fidato team locale, abbiamo portato cibo, coperte, fornelletti da campo, materassi, un po’ di denaro per far fronte alle necessità quotidiane ma c’è tanto, tantissimo da fare. Il nostro prossimo obiettivo è l’acquisto di tende per ripararli dal freddo e donare loro un riparo.
Intanto le famiglie del campo, si sono privati di una coperta a testa per donarla a che, rimasto senza casa, si è ritrovato a dormire al freddo e per strada.