Siamo partiti con un bel clima caldo e arriviamo in Turchia che fa ancora più caldo. Si sta bene, i bambini al campo hanno superato un altro inverno. Il sesto da quando li conosciamo. Ad Adana, la sera, ci aspetta sempre l’interprete che ci segue in tutte le missioni e che aiuta nella contrattazione con il magazzino alimentare per la preparazione dei pacchi, per la trattativa del prezzo, nel cercare furgoni e autisti per il trasporto.
Non è facile gestire la preparazione della missione dall’Italia. E’ fatta di mail, di messaggi, di telefonate, di video chiamate. Si tratta di dare disposizioni, capirsi ed essere poi veloci quando si arriva.
Ma gli imprevisti sono all’ordine del giorno, per lingua e zona del mondo non certo semplice. La sicurezza negli spostamenti e l’organizzazione devono essere al primo posto. Stavolta siamo senza medico, al campo sarà un problema ma non abbiamo trovato chi sostituisse il nostro medico abituale. Tra imprevisti e colpi di scena riusciamo a portare i quasi 500 pacchi alimentari al campo (che poi sono due campi in uno), la distribuzione si svolge sempre più in maniera ordinata e seguendo una lista di famiglie stilata dai referenti del campo stesso. Fa caldo, di bambini quando arriviamo ce ne sono meno del solito perché stanno lavorando nei campi coltivati circostanti. Vengono sfruttati per pochi euro a settimana. Arrivano nel tardo pomeriggio, stanchi ma sorridenti e passiamo del tempo con loro.
E’ sempre quel tempo che ti strazia e ti colma allo stesso tempo, ti rende impotente e vivo. Ti aiuta a proseguire, a dispetto di ogni difficoltà. La mattina dopo ci spostiamo sul confine per consegnare i sostegni alle 22 famiglie.
Abbiamo un giorno e mezzo per farlo, sembra tanto ma è pochissimo.
In ogni famiglia ci sediamo, parliamo, cerchiamo di esser loro vicini e non solo di portare l’aiuto economico che le famiglie dall’Italia mandano loro.
Io, Arianna, scrivo tutto perché amo poi dare notizie alle persone che stanno aiutando questi bambini e le loro famiglie (quando le hanno).
Mi piace che ci sia uno scambio continuo. Questo è anche lo scopo del progetto: aiutare ma anche conoscere e conoscersi.
Le situazioni sono sempre al limite del possibile, sulla soglia della disperazione.
Questo da anni.
Mentre noi siamo in Turchia e sul confine con la Siria, in Iraq i nostri collaboratori della Croce Rossa Irachena stanno distribuendo 300 pacchi alimentari al Campo di Barika, lo stesso campo dove eravamo stati a Febbraio per distribuire cibo e cure mediche.