Quella di Febbraio è stata una missione complessa, faticosa, ma profondamente significativa. Ad
accompagnare Arianna Martini in questo lungo viaggio, il dr Marino Andolina e Valentino Caridi, il
giovane fotografo.

Questa volta, per raggiungere la Siria, abbiamo attraversato il Libano: una nuova rotta che si è
rivelata più sicura per i permessi d’ingresso. Dopo un lungo viaggio via terra, siamo stati accolti da
Bakri e da tutto il team locale.

L’ospitalità della sua famiglia ci lascia sempre molto colpiti: il loro calore compensa sempre il
freddo pungente del clima e dei territori in cambiamento.

In Siria, abbiamo trascorso otto giorni intensi, visitando i nostri progetti e verificando la situazione
sul campo. Il Centro AMAN è ormai nella fase conclusiva della formazione: le 15 ingegnere stanno
ultimando i loro progetti di impatto per la comunità, progetti che prevederanno singoli finanziamenti
a nome di donatori privati e che speriamo vengano tutti finanziati.

Per la prima volta, alcune di loro potranno implementare le loro idee non solo nei campi profughi,
ma anche nei loro villaggi d’origine, segno di un lento, ma significativo, ritorno alla normalità.
La clinica sta funzionando a pieno regime con due medici, un’infermiera, un’ostetrica,
un’automedica e ora anche il servizio di telemedicina, implementato grazie alla formazione del
dottor Marino Andolina. Questo nuovo strumento permetterà un consulto medico continuo, con
specialisti internazionali pronti a supportare a distanza il personale sanitario locale.

Abbiamo poi avviato una delicata operazione chirurgica su una bambina affetta da idrocefalo,
coprendo i costi per l’inserimento di una cannula di drenaggio. È stato un intervento necessario e
urgente, e siamo grati di aver potuto offrirle questa possibilità.

Attraverso il nostro Help Point abbiamo distribuito latte e alimenti specifici a più di 600 bambini
affetti da patologie e provenienti da famiglie molto povere.

Nonostante la fatica e alcuni imprevisti di salute nel team, abbiamo anche deciso di esplorare altre
aree della Siria, per toccare con mano la realtà di un Paese ancora profondamente segnato dal
conflitto. Siamo stati ad Aleppo, ad Idlib, Hama, Homs e Damasco.

Abbiamo incontrato persone che, nonostante tutto, stanno cercando di ricostruire il proprio futuro
con grande determinazione. La visita alla prigione di Saydnaya, tristemente nota, è stata
un’esperienza durissima, che ci ha lasciati senza parole per giorni.

L’ultima tappa è stata il campo profughi in Turchia. Seppur in tempi ridotti rispetto al previsto,
abbiamo verificato che la situazione è stabile: le famiglie sono ancora lì, poche hanno tentato di
rientrare in Siria perché non c’è nulla a cui tornare. Il dottor Andolina ha visitato i nostri bambini per
un giorno intero!

Il campo resta un punto fermo per molte persone, e continueremo a garantire il nostro supporto.
Grazie al nostro piccolo team locale, i voucher del sostegno a distanza sono già stati distribuiti,
mentre i pacchi alimentari e il latte verranno distribuiti nei prossimi giorni.

Questa missione ci ha messo alla prova, ma ha rafforzato il nostro impegno. Siamo qui, restiamo
al loro fianco.

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