Quando penso a questa missione mi vengono in mente i fiori.
Sono stata riempita di mazzolini di piccoli fiori colorati e alle mie dita e ai miei polsi i bambini hanno infilato piccoli anelli e braccialetti. Ma ricevere dei fiori è qualcosa che apre il cuore. Perché al campo c’è solo polvere e terra e per raccogliere dei fiori bisogna andare piuttosto lontano. Bisogna metterci cuore, correre, raccogliere e tornare per donarmeli con il fiato corto e gli occhi brillanti. Occhi che vogliono essere visti e mani che vogliono essere strette.
Siamo partiti in tre: io (Arianna), Anna (il medico) e Paolo (il fotografo). Tampone all’andata, tampone al ritorno e voli cancellati al ritorno che ce lo hanno fatto posticipare. Non c’è una missione uguale all’altra, anche quando le attività sono simili alla precedente, quando l’organizzazione è il più precisa possibile e quando il gruppo di lavoro è coeso e affiatato.
L’imprevisto è all’ordine del giorno, la capacità di reinventare tempi e modi ormai l’abbiamo più che acquisita. I tempi sono sempre dilatati, poi diventano concitati, poi i disguidi, le paure e le gioie. Le incomprensione le arrabbiature, i cambi di programma, il poco sonno, il caldo e le mosche, la sete e la sensazione di dovere sempre fare di più anche quando sai che hai fatto il massimo, che hai rispettato il programma nonostante tutto. Il medico ha visitato per 5 giorni, quasi ininterrottamente e abbiamo acquistato e lasciato farmaci dove necessario. Come sempre. Ci siamo presi cura, misurandoli, dei bambini malnutriti e abbiamo distribuito latte in polvere a decine e decine di piccolini. Senza latte morirebbero, semplicemente.
Ci siamo fatti carico di almeno tre casi di bambini gravi, che supporteremo in terapie e operazioni chirurgiche.
La distribuzione dei sostegni ai nuclei di orfani è l’attività più lunga e difficile da coordinare: sono tanti, vanno riunii e fotografati e poi accompagnati ad acquistare il cibo. A casa poi mandiamo le foto della consegna ad ogni sostenitore. Abbiamo anche distribuito pacchi alimentari per tutte le famiglie del campo, anche questa attività è lunga e concitata perché la necessità e la fame creano caos ma i due referenti al campo lavorano con liste che prepariamo prima.
La nostra Tenda Arcobaleno funziona benissimo ed è una gioia vedere bambini che, fino a pochi mesi fa, non sapevano tenere in mano una biro, scrivere e leggere anche se ancora stentatamente. Hanno un PC e svolgono attività didattiche per piccini e più grandi. Abbiamo consegnato il materiale mancante, acquistato sul posto, e alcuni giochi che ci sono stati donati.
La novità è stato il collegamento con una scuola primaria di Torino che ha iniziato un gemellaggio didattico con la nostra piccola tenda.
L’incontro fra bambini, a migliaia di chilometri di distanza fra loro, ci ha regalato emozioni indescrivibili e la naturalezza del loro parlarsi è stato uno squarcio di speranza. Come sempre passiamo molto tempo nelle tende, ascoltando storie e aiutando le situazioni più disperate.
Consapevoli che non basta e non basterà mai. Si torna a casa pieni di vita, consci di aver fatto del proprio meglio, ma vuoti per il dolore toccato e la consapevolezza di quante piccole vite invisibili ci passino davanti.
Resta la volontà di poter donare loro speranza e futuro.