Ci siamo resi conto di quanto ci sia mancato il campo non appena siamo arrivati.
A gennaio, infatti, ci eravamo fermati solo un giorno e solo dalle famiglie più fragili.
Questa missione, invece, ci ha visti 4 giorni impegnati nelle attività di supporto e supervisione e sono stati giorni intensi di lavoro ed emozioni.
Come solo il “nostro” campo sa darci.
E’ dal 2013 che supportiamo queste famiglie, questa comunità che si è andata formando in modo spontaneo da chi fugge dalla guerra e dalla tremenda situazione in Siria.
Abbiamo consegnato pacchi alimentari per tutti ed è inconcepibile come resti ancora il bisogno primario per queste persone. Mangiare, questo conta più dell’aria.
Abbiamo consegnato i supporti agli orfani e alle famiglie fragili, anche con l’arretrato dei mesi scorsi e siamo stati al market dove verranno accompagnati per verificare approvvigionamento, disponibilità e per definire i dettagli.
Ormai la famiglia del proprietario, un siriano, ci conosce e ci vuole bene. Siamo stati invitati a cena, una cena come sempre meravigliosa e ci hanno circondato di affetto e sincera amicizia.
I piccoli neonati hanno ricevuto il latte in polvere, tante confezioni per tanti bambini.
Il latte lo destiniamo a cuccioli da zero a tre anni, molto spesso la mamma non riesce ad allattarli.
Una fila di giovani donne, di nonne o di sorelle maggiori aspetta pazientemente il nutrimento che coprirà un mese del fabbisogno del piccolo.
Siamo stati alla nostra Tenda Arcobaleno, dove l’insegnante porta avanti la battaglia più difficile del campo: portarli a scuola e far si che restino, che seguano con costanza.
Un gruppo di una cinquantina di bambini e ragazzini non manca mai, con gli altri si fa invece moltissima fatica. E’ normale in un contesto dove i bambini devono lavorare fin dalla più tenera età.
Il collegamento con il gemellaggio con la primaria di Torino è sempre un momento molto atteso e di pura gioia e condivisione.
Tutte le famiglie più fragili sono state visitate, ascoltate e aiutate.
Abbiamo il cuore gonfio di emozioni contrastanti, come sempre ci capita.
Siamo sospesi in questo mondo che non ci appartiene ma che ormai è quasi casa, che ci permea e ci rende spettatori attivi di una tragedia che cerchiamo di arginare.
Intanto il team in Siria si muove su nostre direttive per consegnare il latte ai neonati anche in quei luoghi, sono tantissimi i bambini che non riuscirebbero a sopravvivere se non glielo portassimo.
Consegna il sostegno agli orfani, perché anche in Siria ci prendiamo cura di più di cento nuclei di orfani che sono rimasti senza genitori dopo il terremoto di febbraio 2023. Come se già non fosse abbastanza dura la loro esistenza trascorsa interamente in guerra. Fatta di paura, morte e privazione.
La clinica che gestiamo e sosteniamo in Siria è cresciuta: abbiamo cambiato stabile e ora il team è composto da due medici e un’infermiera. E, la vera grande novità, è che ci siamo dotati di un’auto medica per raggiungere tutti quei pazienti che non possono recarsi al centro medico, perché distanti o allettati.
Siamo soddisfatti, siamo piccole gocce in un mare di necessità ma ci spendiamo come possiamo e cerchiamo di arrivare dove ci siamo prefissi: i bambini, i più deboli, gli invisibili, le vittime senza colpa di un conflitto che, al momento, vive un periodo di fredda sospensione in un’area che cerca di riprendersi ma che subisce ancora e frequentemente attacchi e dove la vita è rimasta alle soglie di una catastrofe umanitaria.