In Madagascar abbiamo vissuto una missione intensa e ricca di significato. È stato un viaggio lungo, che ci ha visti percorrere tre giorni di macchina attraverso un territorio difficile, ma che ci ha anche arricchiti di nuove esperienze e, soprattutto, di speranza.
Questa volta con me c’era Valentino Caridi, il giovane fotografo che ci ha accompagnato, mentre in loco ci ha accolto Claudio, il nostro coordinatore locale, insieme a Tina, l’autista. Persone del posto, malgasce quindi, che sono ormai molto di più di semplici collaboratori: sono veri amici, con la A maiuscola. Persone dal grande cuore che hanno reso la nostra permanenza in terra d’Africa più facile e significativa.
Quello che ci ha colpito di più è stato l’affetto con cui ci hanno accolto. Grazie ai progetti legati all’acqua, siamo riusciti a guadagnarci la fiducia della comunità. Ci hanno accolto come membri di una grande famiglia, lavorando in sinergia con le comunità locali. Questo ci ha permesso di consolidare la nostra presenza in un’area in cui siamo da poco, ma che ha già grandi aspettative.
Abbiamo portato acqua e riso, 30 sacchi da 60 kg l’uno per ogni villaggio. Abbiamo curato malati, accompagnato una ragazza incinta e un anziano in ospedale e, più in generale, abbiamo ascoltato le necessità di chi ci ha accolti.
Non è finita qui: il nostro scopo era ottenere l’autorizzazione per lo scavo del pozzo, un obiettivo fondamentale che abbiamo raggiunto con l’aiuto dei capi villaggio, che hanno formalizzato la richiesta per iscritto.
Ma veniamo al cuore della missione: le comunità stesse ci hanno chiesto di poter lavorare sul rafforzamento di una conca naturale che possa raccogliere l’acqua che dovrebbe cadere in dicembre, unico mese in cui piove un po’, che servirà poi per seminare nel mese di gennaio. Su loro richiesta, stiamo lavorando per renderla più profonda, scavando un canale per convogliarvi l’acqua.
Quest’attività impatterà, ma di fatto lo sta già facendo, sulla vita della comunità stessa perché ha creato un circolo virtuoso di microeconomia, dando lavoro agli abitanti dei villaggi, impiegati a scavare – dando loro un salario che il governo malgascio non è in grado di fornire – e favorendo anche le attività locali come la vendita di frutta e la preparazione di cibo per i lavoratori. Un lavoro che non solo garantisce l’acqua, ma anche un’importantissima opportunità economica per tutta la comunità.
La missione è stata lunga, ma estremamente utile e profonda e utilissima.