Siamo tornati pochi giorni fa da quella che si è dimostrata essere una missione decisamente più impegnativa e complessa del solito, ma, allo stesso tempo, ricca di significato. Nel nostro primo gruppo eravamo io, Andrea ( il fratello di Arianna) e Pietro Politi, il nostro fotografo. Purtroppo, i permessi per entrare in Siria non sono arrivati subito e abbiamo dovuto attendere tre giorni, costringendoci a fermarci al Campo sul confine come prima cosa. Abbiamo comunque sfruttato quel tempo extra per iniziare le nostre attività.
Abbiamo anticipato la visita a tutte le famiglie fragili e incontrato Zeno, il piccolo sarto. Sebbene non fosse in programma, il tempo ci ha permesso di farlo. L’attività finanziata per suo padre sta andando molto bene e la sartoria è in piena espansione. Abbiamo acquistato dei tessuti, dato che i costi sono proibitivi per loro. La cosa che ci rende molto orgogliosi è che l’attività funziona! Abbiamo potuto vedere con i nostri occhi il viavai di persone in bottega e questo ci conforta. Il papà di Zeno ora cuce e confeziona, e presto ci manderà delle foto. Zeno, così come previsto, ha ripreso ad andare a scuola regolarmente.
Dopo la visita a Zeno e la cena a casa sua, siamo finalmente entrati in Siria e abbiamo trascorso due giorni intensi. Nel primo giorno, abbiamo visitato il maggior numero possibile di famiglie fragili. Nonostante avessimo pianificato quattro giorni, ne abbiamo avuti solo due. Ci siamo comunque assicurati di visitare tutti i nuclei del progetto “Piccoli Sogni” e ci siamo fermati al nostro Help Point, dove quasi tutti sono venuti a trovarci.
Abbiamo consegnato i kit scolastici (il latte no perché era già stato distribuito la settimana precedente grazie al team) alle quasi 200 famiglie che sosteniamo. Ogni bambino ha ricevuto uno zainetto con il materiale necessario. Questo supporto è fondamentale che, senza il quale non possono frequentare la scuola.
Il terzo giorno, è arrivato un altro team di volontari dall’Italia e ci siamo collegati con il Centro AMAN. Erano presenti tutte e 15 le ragazze ingegnere del progetto che seguiamo con Elaf, finanziato in gran parte da un benefattore italiano, Alessandro, che ha voluto essere presente all’avvio del progetto. Siamo stati colpiti dallo spirito di queste ragazze, dalla loro voglia di riscatto e dalla loro capacità di esprimersi con competenza e simpatia.
Lasciata la Siria, siamo tornati in Turchia dopo un viaggio di tre ore in macchina, raggiungendo i nostri volontari e ci siamo spostati a notte fonda verso il Campo. Nei giorni successivi, ci siamo concentrati sulle attività al suo interno, che rimangono incentrate sul sostegno ai 130 nuclei di orfani. Abbiamo distribuito le card che possono essere utilizzate nel mercato per comprare beni di prima necessità e abbiamo verificato le condizioni dei bambini. La situazione è migliorata nel tempo, ma c’è ancora molto da fare.
Abbiamo anche distribuito latte per i piccoli malnutriti e non solo per i bambini che non possono essere allattati. Abbiamo seguito le attività della scuola, un impegno immenso, poiché l’insegnante fa davvero miracoli in un contesto in cui non esiste l’obbligo di andare a scuola.
Infine, abbiamo completato le visite alle famiglie fragili rimaste. Abbiamo incontrato il papà che fa i braccialetti e li abbiamo portati a casa, pronti per chi ne fa richiesta.
Alcune componenti del team sono rientrate in Italia domenica scorsa. Pietro, Valentino – il secondo fotografo – ci siamo fermati al Campo fino a martedì scorso per il prosieguo delle attività.